Reportage a 41 anni dal terremoto irpino-lucano

A quarantuno anni dal terremoto dell’Irpinia-Basilicata, il più forte evento sismico verificato nel nostro Paese negli ultimi cento anni, “Ricostruzione 1980-2020” (Edizioni Blurb) documenta, attraverso un ampio reportage fotografico, lo stato dei comuni allora maggiormente colpiti, la ricostruzione, i cambiamenti urbanistici intercorsi, le tracce ancora visibili del sisma.

Il reportage è curato dalla ricercatrice dell’Istituto per le scienze dell’alimentazione (Isa)  del Cnr Sabina Porfido e dal ricercatore indipendente Efisio Spiga, che hanno lavorato insieme anche nel volume “Via casette asismiche”, che ha utilizzato sempre la fotografia per documentare il processo di ricostruzione dei paesi colpiti da un terremoto ancora precedente, quello che nel 1930 colpì le regioni della Campania, della Puglia e della Basilicata.

Questa volta il lavoro è ancora più ampio: “Ricostruzione 1980-2020” è infatti articolato in due volumi e, oltre a presentare le immagini dei tanti piccoli comuni delle province di Avellino, Salerno e Potenza allora devastati dal terremoto, confronta gli antichi nuclei urbani e l’attuale abitato con le storiche mappe di microzonazione sismica preliminare redatte immediatamente dopo l’evento sismico nell’ambito del Progetto finalizzato geodinamica del Cnr. Un lavoro di ricerca che, allora, permise di evidenziare le aree a diverso comportamento sismico, fornire suggerimenti per la ricostruzione, mostrare l’assetto morfologico del territorio, la distribuzione del patrimonio edilizio esistente nel 1980, e in qualche caso, il livello di danneggiamento subito.

“Il terremoto del 23 novembre 1980, noto come il terremoto dell’Irpinia-Basilicata, fu avvertito in quasi tutta Italia: caratterizzato da una magnitudo pari a 6,9, ebbe conseguenze devastanti, 3.000 vittime, 10.000 feriti, distrusse 75.000 abitazioni e ne danneggiò gravemente 275.000”, spiega Porfido autrice del libro. “Soprattutto, è un evento impresso nella nostra memoria collettiva: per questo ci è sembrato doveroso testimoniare attraverso un reportage fotografico lo stato della ricostruzione e i cambiamenti urbanistici che il terremoto ha indotto soprattutto nelle zone epicentrali e nell’area del ‘near field’”.

Gli autori hanno scelto di non riproporre le tragiche immagini della catastrofe che caratterizzarono tutte le prime pagine dei giornali dell’epoca: ogni paese visitato è illustrato nella sua dimensione attuale, con il centro urbano ricostruito, la panoramica dell’abitato o quel che resta dell’antico nucleo urbano. Solamente Avellino è ritratta mettendo a confronto scorci attuali e di quarant’anni fa, grazie alle fotografie dell’epoca realizzate da Ciro Capossela.

“Dopo il terremoto alcuni paesi furono completamente abbandonati; la gran parte fu, invece, via via ricostruita: il nostro lavoro è stato quello di ‘leggere’ la ricostruzione attraverso edifici simbolo come chiese, municipi, impianti sportivi, il ricostruito in senso stretto. In alcuni casi sono riportate le immagini dei villaggi provvisori, formati generalmente da casette in legno, dove le persone hanno vissuto per molti anni in attesa degli alloggi definitivi, ora utilizzati per il turismo locale. Le costruzioni dei vecchi nuclei urbani erano realizzati per lo più con pietre vive con scarso legante, mentre il ricostruito è costituito da edifici in cemento armato, antisismici, da ampi impianti viari e da estese zone di espansione risultando, il più delle volte, sovradimensionati rispetto all’attuale numero di abitanti”.

Il risultato è una suggestiva carrellata di immagini che fornisce un’importante testimonianza dei contesti urbani del “dopo sisma”: una selezione è visibile nella gallerypubblicata sul portale del Cnr.

Francesca Gorini

 

Fonte: http://www.almanacco.cnr.it/reader/cw_usr_view_recensione?id_articolo=11944&giornale=11917