Il terremoto del 23 novembre 1980: la resilienza di alcuni paesi 40 anni dopo

A cura di: S. Porfido, R. Nappi, G. Alessio, G., Gaudiosi e E. Spiga

L’impatto dei forti terremoti sull’ambiente fisico ed antropico è un tema di cruciale interesse in un territorio densamente popolato e con un patrimonio artistico, storico e culturale di inestimabile valore come quello italiano. Analizzare le interazioni uomo-ambiente in un contesto specifico di grande vulnerabilità, come quello delle aree interne dell’Appennino meridionale, può fornire molti spunti di riflessione sia dal punto di vista scientifico sia dal punto di vista sociale.

Abbiamo esaminato la “Resilienza” delle comunità di alcuni paesi colpiti dal terremoto, nell’intento di verificarne: “la capacità di raggiungere un adattamento positivo a fronte di eventi significativamente stressanti e traumatici che, diversamente, potrebbero risultare gravemente invalidanti”.

Il terremoto del 23 novembre 1980, è stato il più forte evento sismico che ha colpito l’Appennino meridionale negli ultimi 100 anni, con una energia pari a Mw=6,9 ed una intensità epicentrale Io=X MCS e I= X ESI-07 . Le regioni più colpite furono la Campania e la Basilicata, ma fu avvertito in quasi tutta la penisola, dalla Sicilia fino all’Emilia Romagna e la Liguria (Figura 1).

Figura 1. Mappa delle intensità del terremoto del 23 novembre 1980.

Figura 1. Mappa delle intensità del terremoto del 23 novembre 1980.

Causò gravi danni in oltre 800 località con la distruzione di oltre 75.000 abitazioni e 275.000 gravemente danneggiate. Le vittime furono circa 3000, i feriti 10.000.

Numerosi e devastanti furono anche gli effetti sull’ambiente naturale, come gli effetti primari, quali la fagliazione superficiale e come gli effetti secondari, quali frane, fratture nel suolo, fenomeni di liquefazione e variazioni idrologiche nelle sorgenti.

Le condizioni geologiche, geotecniche e sismologiche contribuirono a condizionare la ricostruzione, talvolta coinvolgendo l’assetto degli originari insediamenti abitativi.

Abbiamo esaminato le relazioni tecniche effettuate immediatamente dopo il sisma, partendo da un dato storico costituito dalle microzonazioni sismiche preliminari redatte nell’ambito del Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, relative all’ intervento urgente in 39 centri abitati dell’area epicentrale della Campania e Basilicata gravemente colpiti dal terremoto. Nell’ottica di studiare lo stato della ricostruzione a 40 anni di distanza, abbiamo esaminato lo sviluppo di tre paesi irpini gravemente colpiti dal terremoto: Calitri, San Mango sul Calore e Conza della Campania con intensità I ≥ VIII MCS/ESI-07.

 

 L’articolo completo è disponibile al link :

https://ingvterremoti.com/2020/11/17/terremoto80-il-terremoto-del-23-novembre-1980-la-resilienza-di-alcuni-paesi-40-anni-dopo/